Mauro Antonelli, docente del nostro dipartimento, riceve oggi, il Premio Wolfgang Metzger 2022 per il suo libro su Vittorio Benussi, uno dei padri della psicologia italiana.
Durante la cerimonia di premiazione che si tiene a Trieste, il professor Antonelli terrà una conferenza dal titolo “Vittorio Benussi e la teoria della Gestalt”.
Il volume, dal titolo “Vittorio Benussi in the History of Psychology”, si basa in larga misura anche sul materiale archivistico conservato presso il Centro Aspi – Archivio storico della psicologia italiana – dell’Università di Milan-Bicocca, che ha come progetto scientifico permanente quello di individuare, raccogliere, conservare, studiare e valorizzare le fonti documentarie relative alla storia della psicologia e più in generale delle scienze della mente, pubblicandole online sul proprio portale.
Le raccolte dell’Aspi si sono andate accrescendo negli anni, fino ad arrivare ai 50 archivi attuali, per lo più archivi personali di alcuni tra i massimi esponenti delle scienze della mente italiane dell’800 e del ’900: psicologi e psichiatri innanzitutto, ma anche psicopedagogisti, neurologi, filosofi, antropologi. La raccolta ha preso le mosse proprio dai lasciti archivistici e librari di Vittorio Benussi e del suo allievo Cesare L. Musatti, che il Dipartimento di psicologia aveva ereditato dall’Istituto di psicologia dell’Università Statale di Milano.
Quello di Vittorio Benussi è indubbiamente uno degli archivi più preziosi conservati dal centro: ha una consistenza di 18 faldoni e conserva tutta la documentazione dell’attività scientifica di Benussi, dagli appunti per i corsi tenuti all’Università di Graz prima e di Padova poi, ai protocolli e ai dati sperimentali che egli raccoglieva, oltre naturalmente alle sue pubblicazioni; sono presenti inoltre alcune lettere, documenti personali e disegni sia di Benussi che dell’amico pittore Gino Parin.
L’archivio, che è attualmente in fase di revisione, si divide, in funzione della lingua, in due parti: fino al 1918 Benussi scrisse infatti quasi esclusivamente in tedesco, mentre dal 1919 in poi, dopo il suo trasferimento a Padova, usò in prevalenza la lingua italiana.